Sallustio e le cause della crisi di Roma

Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurtha rege Numidarum gessit, primum quia magnum et atrox variaque victoria fuit, dein quia tunc primum superbiae nobilitatis obviam itum est; quae contentio divina et humana cuncta permiscuit eoque vecordiae processit, ut studiis civilibus bellum atque vastitas Italiae finem faceret. Sed prius quam huiusce modi rei initium expedio, pauca supra repetam, quo ad cognoscendum omnia illustria magis magisque in aperto sint. Bello Punico secundo, quo dux Carthaginiensium Hannibal post magnitudinem nominis Romani Italiae opes maxime attriuerat, Masinissa rex Numidarum in amicitiam receptus a P. Scipione, cui postea Africano cognomen ex virtute fuit, multa et praeclara rei militaris facinora fecerat. V 1 Intendo narrare la guerra combattuta dal popolo romano contro il re dei Numidi Giugurta; in primo luogo perché essa fu lunga, sanguinosa e dall’esito incerto; poi perché allora per la prima volta si fece fronte all’arroganza dei nobili. 2 Questo conflitto, che sconvolse leggi umane e divine, giunse a tale follia, che soltanto la guerra e la devastazione dell’Italia posero fine alle discordie civili. 3 Ma prima di iniziare questa narrazione, mi rifarò un po’ indietro, perché il complesso degli avvenimenti risulti pi? chiaro e comprensibile. 4 Nella seconda guerra punica, in cui il comandante cartaginese Annibale aveva logorato più di ogni altro le forze italiche da quando si era imposta la grandezza del nome di Roma, il re di Numidia Massinissa, riconosciuto nostro alleato da quel Publio Scipione che fu poi detto l’Africano per il suo valore, si era distinto in molte e gloriose azioni di guerra.

Dopo una veloce introduzione (capitolo 5) sulla scelta dell’argomento (sempre con il “taglio” monografico dell’opera precedente), Sallustio apre il Bellum Iugurthinum con una descrizione degli eventi precedenti allo scoppio vero e proprio delle ostilità (capitoli 6-16, che coprono gli eventi che vanno dal 120 al 117 a.C.). La Numidia era stata alleata di Roma dai tempi della seconda guerra punica (218-202 a.C.), quando Massinissa si era schierato apertamente contro Cartagine durante la campagna di Scipione in Africa 1. Micipsa, successore di Massinissa, aveva due figli, Aderbale e Iempsale. Insieme a questi aveva educato nella sua reggia anche il nipote Giugurta, figlio di suo fratello Mastanabale. Giugurta, dotato di molte qualità, si guadagna ben presto le simpatie del popolo; Micipsa, temendo per la successione al trono dei figli, manda il nipote a combattere al fianco di Scipione Emiliano nella guerra di Numanzia 2, sperando nella sua morte in combattimento.

Ma le cose vanno diversamente. Giugurta viene apprezzato per le sue qualità dallo stesso Scipione, e il giovane numida scopre pure il carattere corrotto della nobiltà romana, facendosi l’idea che “Romae omnia venalia sunt” 3. Vedendo vicina la morte, Micipsa, non potendo far niente contro la popolarità di Giugurta, decide di dividere in parti uguali il regno tra i due figli e il nipote. Ma Giugurta disattende subito il patto e uccide Iempsale, mentre Aderbale, sconfitto in battaglia, fugge a Roma cercando l’appoggio del senato romano. Roma si pone allora come paciere tra i due re rivali. I problemi sorgono quando gli emissari del senato, corrotti da Giugurta, favoriscono il nipote di Micipsa in ogni modo

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